MEGLIO FASCISTA CHE FROC*O//SCORRETTA no.7

Ciao bimbe, vi do il benvenuto a questa nuova puntata di scorretta: un podcast in cui parlo di sesso, punk, politica, cose che succedono e cose che non succedono ma che dovrebbero succedere. Una cosa che davvero non succede è la rappresentanza queer in politica in Italia, ne parliamo oggi in questo episodio chiamato: “meglio fascista che froc*o”.

Continueremo col filone politico aperto con l’episodio “politicamente scorretta”, in cui abbiamo parlato di rappresentanza femminile in politica, oggi invece di quella queer. Con queer si intende la comunità che non si identifica come eterosessuale quindi: le persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e tutti gli spettri di genere che non si identificano nella divisione binaria. Prima di continuare vorrei approfondire un attimo la terminologia che ho utilizzato e che utilizzerò per questa puntata, anche per sensibilizzare le persone che non sono familiari con il dibattito sugli  studi di genere. 

Partiamo con l’idea che le persone hanno diverse maniere di definirsi in base: all’identità di genere, l’espressione di genere, il sesso e l’attrazione. 

L’identità di genere esprime la tua vicinanza ad essere donna o uomo. Per esempio puoi conformarti completamente con l’essere donna, parzialmente o anche per niente e qui troviamo la parola cis-gender, ossia una persona il cui genere corrisponde a quello assegnato alla nascita. L’espressione di genere, invece, è come io presento il mio genere: attraverso le mie opinioni, modi di fare e di vestire; per esempio posso identificarmi come donna, ma avere un aspetto più neutro. Questo non mi rende meno donna o non compromette la mia identità di genere, ma è un’espressione che io faccio e che viene interpretata da chi mi circonda. Il sesso biologico sono le caratteristiche fisiche con cui nasciamo includendo organi genitali, forma del corpo e comunque nemmeno cui la classificazione è binaria. Infine abbiamo l’attrazione che può essere sessuale o romantica e anche qui parliamo di uno spettro in quanto possiamo essere attratti da un genere o dall’altro o da entrambi o da niente. Esprimersi attraverso una di queste categorie non annulla l’altra per esempio posso avere un’identità di genere vicina a quella maschile, ma essere una donna o identificarmi come tale e essere attratta da uomini. Le combinazioni sono pressoché finite e non sono duali o binarie, ma posso comprendere tutto niente, un po’ dell’uno e dell’altro, metà, quasi, un poco, forse e chi lo sa. Sono dell’idea che per chi non conosce è sempre meglio spiegare e consiglio anche di chiedere sempre se si è in dubbio, piuttosto che ricorrere all’uso di aggettivi o pronomi sbagliati per altre persone. 

Ora entriamo nel vivo con una classica statistica, abbastanza datata perché del 2011, ma l’ultima reperibile: il 24,8% della popolazione ha problemi ad accettare che un politico possa essere omosessuale. La politica Italiana, infatti, vive in un contesto molto eteronormativo ossia dove l’eterosessualità è lo stato predefinito e normale, quindi si da per scontato che le persone appartengano a una delle due precise categorie di genere e che l’unico tipo di relazione accettata è quella tra persone del sesso opposto. L’omosessualità viene quindi usata come arma di scredito, perché non è uniforme a questo schema e quindi non corrisponde a una semplice identità e in politica siamo ancora più indietro rispetto che alla società. Nella vita quotidiana, con le persone apertamente omosessuali, ci si aspetta che si comportino in un modo bizzarro, eccentrico o imprevedibile si è solito dipingerli come attori in un “teatrino” che recitano la parte divertente; abbiamo diversi esempi in televisione che non piacciono a nessuno. Un esempio che vorrei proporvi è il famosissimo e vecchissimo scontro tra la Mussolini e Vladimir Luxuria successo nel 2006, in cui Alessandra Mussolini (di famiglia celebre), sulle reti nazionali a “porta a porta” pronuncia la famosa frase “meglio fascista che froc*o”. Già questa dichiarazione la dice lunga sulla condotta, ideologia e valori morali della cara e vecchia Alessandra, però vorrei farvi notare che è stata senatrice e deputata più volte nonché europarlamentare, quindi una figura politica a tutti gli effetti. La cosa più importante per me è come è stato riportato l’evento da “Repubblica”, secondo quotidiano nazionale per diffusione sia in digitale, sia in cartaceo quindi con un grande dominio culturale. Tutto l’articolo si riferisce a Luxuria usando aggettivi maschili (“il deputato”), nonostante lei si definisca come una transessuale, quindi la sua identità di genere non corrisponde al sesso assegnato alla nascita. Vediamo che il problema non è solo nella cafoneria della Mussolini, ma è più vasto in quanto l’articolo quasi tentava di difendere la politica transessuale, ma comunque veniva ancora una volta offesa utilizzando il maschile per parlare di una persona che si riconosce come donna.

Siamo qui ora con il nostro ospite di oggi: Ruggero Castellese, che ha fatto un lavoro di ricerca sull’omosessualità in politica, confrontando lo scenario italiano e quello inglese.

Iniziamo dal tema delle fonti, infatti preparando questa puntata non ne ho trovate molte, mi chiedo com’è stato fare un lavoro di ricerca su questo tema.

Per dirti la verità è stato molto complesso, anche perché con una ricerca su internet i risultati più recenti sono di circa dieci anni fa e soprattutto per quanto riguarda il caso italiano nessun libro o manuale che ne parla apertamente. Purtroppo è un argomento poco trattato e non conosciuto, almeno in inglese ci sono fonti più accessibili in quanto agli studi di genere più recenti.

Mi immagino che ci sia un lavoro di numeri, statistiche sulla rappresentanza in parlamento o nei partiti e poi un lavoro di riflessione su questi dati, ma se non hai i dati da cui partire il lavoro diventa più arduo e difficile.

Appunto, non è assolutamente rappresentativa della situazione odierna anche perché spero che le persone che si sentono di esprimere la loro sessualità liberamente siano in aumento ogni anno. Prendere una ricerca del 2011, mi sembra obsoleto e non rappresentativo dell’ideologia  della popolazione che in questi 10 anni è molto cambiata. 

Sono una fan dei dati nudi e crudi perché ti aiutano a capire la realtà dal punto di vista obiettivo.

In italia c’è poi un grosso divario tra nuova e vecchia generazione e eterno divario tra nord e sud, senza elogiare una o l’altra, sono due mentalità culturalmente completamente diverse. 

Qui spezzo una lancia a favore del sud, perché non mi piace lo stereotipo della chiusura mentale del sud che da un lato può essere vero, ma dall’altro vogliamo parlare del mio vecchio Veneto? Ci sono dei bei paesini, come in Lombardia e Friuli, che sono fuori dal mondo e culturalmente non avanzati.

Parliamo di qualcosa che hai parlato nel tuo lavoro, riguardo al “Privilegio eterosessuale” , che cosa intendi con questo termine?

Il termine è stato coniato da Smith e rappresenta tutti quei benefici che sono immeritati, ma che una persona riceve solo definendosi eterosessuale, sulla stessa riga del privilegio degli uomini bianchi.

Senza dubbio non possiamo negare che questo privilegio esiste nelle politica italiana, vediamo che i deputati che sono dichiaratamente omosessuali li contiamo sulla dita di una mano in quanto è più comodo non fare un coming-out, perché il clima culturale non aiuta.

Credo che il clima culturale proprio non aiuta, ricordiamoci che l’Italia si definisce una paese laico e questo in parte è vero, ma l’influenza della matrice cattolica è preponderante. La religione è entrata nella cultura comune condannando l’omosessualità e questo notiamo che non accade solo nella politica, ma è un problema molto più trasversale e colpisce tutte le personalità che hanno a che fare con un pubblico. Naturalmente perdere il privilegio eterosessuale porta a una serie di svantaggi tra i quali la possibilità di perdere la carriera per cui si ha lavorato, quindi la possibilità di essere esposti a rischi. In Italia poi la situazione è diversa, gli uomini, per esempio, che si rivolgono a un pubblico sono simbolo del “vero maschio”: virile, potente e istintivo e se si esponessero non verrebbero più considerati come professionisti in un certo campo, ma ridotti a essere solo omosessuali in quella categoria.

Il privilegio eterosessuale non è quantificato da chi ne usufruisce, non fa pensare che se qualcuno fosse omosessuale si potrebbe sentire spersonificato e quindi l’unica cosa che di distinguerebbe sarebbe il tuo orientamento, senza contare tutte le discriminazioni, violenze e abusi che già si subiscono non essendo etero. Se sei donna e ti piacciono gli uomini non devi dare spiegazioni a nessuno, non hai problemi ad essere accettato dalla famiglia del partner e non ha nessun problema di dover fare coming-out. 

Un altro problema è che nel momento in cui un personaggio più o meno famoso fa coming-out, diventa un attivista di quei diritti, suo malgrado. C’è così poca rappresentanza che se qualcuno esprime l’appartenenza a una certa comunità, involontariamente ne diventa portavoce e verrà sempre riconosciuto come attivista di quei diritti e non considerato un persona normale. 

Oltre a questo, c’è una forte diffidenza a esprimere il proprio orientamento, perché c’è una forte tendenza a “spettacolizzare” l’omosessualità, descrivendola con una vena comica o comunque a utilizzarla come insulto. Posso portare l’esempio dove Vittorio Sgarbi all’indomani delle elezioni nazionali nel 2018, ha sganciato una bomba contro l’allora leader del M5S Luigi di Maio, appellandolo come possibile gay. Da quel momento su tutte le testate, riviste e quotidiani nazionali sono sempre apparse foto di Di Maio solo ed esclusivamente con la compagna, questo per una volontà profonda di voler rimarcare la sua eterosessualità. Quindi a noi, come cittadini, ci deve interessare di più che Luigi di Maio sia gay o valutare il suo operato come uomo politico? 

Sempre ritorniamo sui pochi esempi presenti, se di Maio fosse realmente omosessuale sarebbe sicuramente comparato con Vendola e quindi sarebbe un paragone su un piano della sfera privata (e non rilevante) e non su quella professionale. 

Quante discriminazioni hanno dovuto subire Vladimir Luxuria o lo stesso Nichi Vendola, una delle ultime è stata quando è diventato padre per maternità surrogata, con il suo partner ha avuto un figlio. I mass media hanno portato tutto questo nell’arena politica, l’onorevole Maurizio Gasparri ha dichiarato che fosse tutta una manovra della sinistra per promuovere l’utero in affitto, quando è stata una vicenda privata e personale dell’ex presidente della regione Puglia. 

Posso portare benissimo l’esempio che io ho vissuto riguardo a Vendola, magari anche per la distanza geografica dalla Puglia, non ho molti ricordi del suo agire in quanto a uomo politico, ma molto di più riguardo agli insulti e al “presidente gay”.

Nella mia memoria ho anche la presidenza di Rosario Crocetta, anche lui apertamente omosessuale e per quanto possa essere discutibile il suo operato, non entro nei dettagli ideologici, la gente ricorda solo “il politico frocio” e qui capiamo che abbiamo un grosso problema. 

Bè allora ancora di piú chapeau al sud, perché gli unici due presidenti di regione gay sono stati al sud, quindi non puoi dirmi che siete troppo arretrati perché prima che ci sia un presidente omosessuale in Veneto…

Un’altra cosa di cui volevo parlare è il libro “dying to be normal” in cui l’autore analizza le politiche fatte dall’attivismo LGBT negli anni ‘90 negli Stati Uniti per normalizzare l’omosessualità nella politica. Ha usato strumentalmente le morti di diversi uomini gay: religiosi, biondi, alti, occhi azzurri, con un’identità di genere conforme alla norma, per avanzare l’idea che l’omosessualità sia normale. Ricordiamoci già il tema rivoluzionario per il tempo, “aggravato” dalla diffusione potente dell’AIDS che uccise moltissime persone soprattutto nelle comunità queer. 

Effettivamente in Italia è spesso visto in chiave negativa come forma di delegittimazione, la battaglia che si sta combattendo la troviamo solo sul fronte dell’omosessualità. Se si nomina il DDL Zan, la gente capisce “la legge contro l’omofobia”, quando in realtà sono incluse altre persone come bisessuali e transessuali. 

Negli ultimi anni viene detto che esiste la “moda di essere gay” , ma sappiamo che non è una moda ma semplicemente molto persone che per molto tempo hanno tenuto questo segreto chiuso nell’armadio si sono sentite libere di liberarlo perché anche altri lo hanno fatto.

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Le fonti che abbiamo usato per questo episodio:

L’omosessualità nella politica: un raffronto tra lo scenario italiano e quello inglese – Ruggero Castellese

La popolazione omosessuale nella politica italiana – dati ISTAT

Dying to Be Normal: Gay Martyrs and the Transformation of American Sexual Politics – Brett Krutzsch

New Books Network podcast – Dying to be Normal (intervista con Brett Krutzsch in cui presenta il suo libro)

Le fonti per approfondire:

Da Gomorra a Sodoma: l’omosessualità nell’era berlusconiana tra retaggi fascisti e false moralità – Christian Gabriele Moretti

How Discourse Creates Sexuality – Judith Butler

LGBT in Italia: fra discriminazioni e nuovi diritti – Orizzonti Politici

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