PIÙ EDUCAZIONE SESSUALE MENO TIGRI ED EUFRATE// SCORRETTA no.8 CON UNA ESPERTA

Ciao raga, vi do il benvenuto  a SCORRETTA: un podcast in cui parlo di sesso, punk, politica, cose che succedono e cose che non succedono ma che dovrebbero succedere. Una cosa che proprio non succede in Italia è: l’educazione sessuale, ne parliamo oggi con un’esperta in questa puntata intitolata “più educazione sessuale, meno Tigri ed Eufrate”.

Oggi partiamo con un’esperienza un po’ mistica, un’immagine evocativa: immagina di essere al liceo, sei al tuo banco e invece di avere la lezione di Italiano avrai due ore per un’altra lezione, quindi non c’è problema se non hai studiato un cazzo. Vi fanno dividere in maschi e femmine (siamo nel passato quindi non c’è nessuna che non si riconosca in questo schema binario) e insieme parlate di cose che nemmeno voi capite, ma che fate finta di capire. Alcune persone fanno le stupide, ma tu cerchi di mantenere la serietà facendo finta di capire l’argomento, anche se un preservativo non l’hai mai visto e figuriamoci come metterlo. Ebbene sì, sei alla tua prima (e ultima) lezione di educazione sessuale.

Ma di cosa stiamo parlando? Della mia unica lezione di educazione sessuale non mi ricordo un cazzo, molto confusa e non so nemmeno se fosse stata alle medie o al liceo, però in due ore ci avevano messo dentro sesso, disturbi alimentari e di tutto, alè! Io volevo fare la figa e la matura, pur non sapendo niente al riguardo; anche a me veniva da ridere, però facevo la vaga e pretendevo di sapere il fatto mio (e peraltro mi ritengo fortunata che almeno una lezione l’ho avuta). Di sesso non ne parliamo a scuola, i genitori sono i più imbarazzati e i media non spiegano bene l’argomento quindi poi non ci lamentiamo se si googola “se bacio qualcuno rimango incinta?” o se il 40% degli adolescenti non usa il preservativo e il 37% ritiene inutile l’uso combinato con la pillola. Sono dell’idea che l’educazione al sesso dovrebbe essere un percorso che inizia dall’infanzia e non finisce più. Nello standard europeo per l’educazione sessuale viene scritto che l’educazione sessuale dovrebbe iniziare dai 4 anni, vi immaginate che figata? Anzitutto “repetita iuvant”: piuttosto che ripetere quelle 70mila volta la mesopotamia, il Tigri e l’Eufrate, gli allevamenti di ovini e bovini e le coltivazioni di orzo, mais e sticazzi e poi non sapere che cosa o dove sia il clitoride, è meglio parlarne. In sedici anni di scuola il sesso non si tocca mai come argomento, forse quei 5 minuti per spiegare l’apparato riproduttore con la prof imbarazzata che si mette a ridere pure lei. Poi nessuno ha detto che la scuola è l’unico posto dove bisogna parlarne, ma è un argomento che fa arrossire qualsiasi educatore, tra chi lo prende o troppo seriamente o troppo scherzosamente quindi un adolescente medio mai chiederà informazioni a un adulto, ma solo agli amici. L’unica cosa che ti dicono gli adulti è di mettere il preservativo per non rimanere incinta, poi quando ti pigli la prima malattia sessualmente trasmissibile, ti senti una merda ma poi ricordi che nessuno te l’ha mai spiegato.

Creare l’educazione sessuale nelle scuole come uno spazio in cui poter parlare e ascoltare, sarebbe un atto rivoluzionario. Parliamo spesso di come il linguaggio plasmi la realtà in cui viviamo: pensate tutte le cose taciute che non abbiamo mai detto sul sesso. certo, c’e’ ha iniziato a fare sesso a 13 anni, e chi piu tardi, ma credo sia un’esperienza abbastanza comune iniziare a parlare di sesso e rifletterci sopra dopo averlo fatto per la prima volta, magari quando si esce dall’adolescenza. pensate a tutti quei silenzi, o le parole usate, o lo stesso registro. pensate se imparassimo a 10 anni la differenza tra vagina e vulva, e da quell’eta’ usassimo un linguaggio perlomeno scientificamente corretto. sai che svolta. e in piu sarebbe un processo collettivo, in cui si potrebbe contribuire con diverse prospettive, magari includendo anche il sesso e le relazioni non etero. perche se si ha la fortuna di fare educazione sessuale, naturalmente e’ eteronormativa. Soprattutto perché non sarebbe una rivoluzione impensabile, ma una cosa normalissima e anche un processo collettivo in cui ci si potrebbe confrontare con diverse prospettive.

Avete presente quel meme di una società futuristica perfetta super figa in cui scrivono cagate tipo “come sarebbe il mondo se i boomer fossero rimasti senza facebook o robe varie? beh per me sarebbe come il mondo sarebbe se si facesse educazione sessuale nelle scuole. si imparerebbe che il sesso non finisce solo quando l’uomo ha un orgasmo, il concetto di piacere, rendendo scopare più bello per tutte le persone coinvolte, inclusività, sessualità e identità di genere diverse, imparare a esprimere i propri limite, ma anche cose super serie come riconoscere la differenza tra sesso consensuale e abuso, capire cosa vuol dire abuso (ps educazione sessuale a 4 anni per qualche persona e’ troppo presto? beh almeno i bambini e le bambine imparerebbero a distinguere cos’e’ il sesso e cos’e’ un gioco segreto che fai con lo zio) riconoscere le strutture di potere che esistono anche durante il sesso, e come questo si intersezioni con classe, etnia e genere. non riesco neanche a immaginare come tutto sarebbe migliore se ne parlasse. Ripenso alle mie prime esperienze e come fossero in atto delle dinamiche di potere che non ero in grado di comprendere al tempo perché non ne avevo mai parlato e tantomeno nessuno me le aveva mai spiegate. A chi mi dice che la vita la impari di vivendo lo mando a cagare perché l’educazione sessuale è un diritto umano che deve essere insegnato e comunque un luogo di confronto in cui ci si impara a relazionare. È un argomento che riguarda tutte le persone, perché anche se sei asessuale o vuoi praticare castità comunque riguarda la sfera sessuale e comunque è un argomento che devi affrontare con te stesso e con gli altri. Quindi confrontarsi e spiegarsi con altre e magari future parti è una pratica utile e che riguarda chiunque.

Ne parliamo adesso con qualcuno che forse sa due cose in più di me.

La nostra ospite di oggi è Alice, una laureanda in scienze politiche e diritti umani che sta facendo un lavoro di ricerca sull’educazione sessuale, confrontando il sistema Italiano e quello Danese. Anzi tutto volevo chiederti com’è iniziato questo percorso e come ti è venuta l’idea di focalizzarti in questo ambito?

Ho iniziato a interessarmi alle tematiche legate al femminismo quando ero alle superiori, poi ci sono stati anni di associazionismo che mi hanno aiutata a comprendere meglio da vicino come funzionasse il nostro paese e la realtà in cui viviamo. Durante gli studi ho iniziato a interessarmi anche alla salute delle donne e delle persone in generale, fino ad arrivare all’educazione sessuale e a dove potrebbe essere affrontata in modo decente, trovando appunto la Danimarca.

Che cosa ti è piaciuto e ti ha incuriosita di più riguardo al sistema Danese?

Sicuramente la libertà con cui vengono trattate certe tematiche, libertà nel senso che ai bambini e ragazzi vengono presentate tutte le possibilità, fin da piccoli gli si insegna a rispettare il prossimo e il diverso, ma anche le scelte altrui in modo da non esservi scelte dogmatiche. Nei loro programmi si parla tranquillamente di omosessualità dall’asilo e infatti hanno fatto la scelta fondamentale di chiamarla “educazione all’affettività” perché non riguarda solo il sesso ma è un’educazione all’amore, al rispetto, ai sentimenti, al dialogo e di creare coscienza all’interno delle persone. L’obiettivo è di crescere regazzini che sappiano conoscere, adattarsi e rispettare tutte le diverse sfaccettature della nostra società.

L’educazione sessuale è importante per aver un luogo dove conoscere tutte questi argomenti sul sesso che quando siamo più piccoli/e ci impauriscono, ma anche educazione alle relazioni quindi all’affettività. Mi dicevi anche che in Danimarca, fin da bambini educano anche agli abbracci, giusto?

Esatto, hanno “l’ora dell’abbraccio” in cui ovviamente non è un’imposizione di contatto fisico, però gli si insegna a dimostrarsi affetto, a stare insieme felici, a condividere nel migliore dei modi. La cosa più interessante è che hanno lavorato molto sull’integrazione nella classi di bambini di diversa nazionalità ed etnia, anche se è un progetto ancora agli inizi credo che abbia molte potenzialità ed è interessantissimo.

Naturalmente tutte queste lezioni non fatte lasciano il segno su come diventiamo, che cosa diventiamo, cosa pensiamo nella nostra società. Riguardo al confronto con l’Italia e al nostro sistema inesistente, che cosa puoi dirci?

I giovani di oggi sicuramente risentono molto della mancata educazione sessuale, purtroppo in questo paese siamo molto restii e tradizionalisti quindi risulta molto complesso portarla nel dibattito pubblico. Mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa anche dentro al DDL Zan, ma nulla è stato aggiunto e l’Italia è proprio un paese che non è ancora pronto ad affrontare determinate tematiche.

Un’altra cosa super interessante che ha fatto Alice per dare più completezza ai dati che ha raccolto, è una ricerca empirica dove ha intervistato e sta intervistando giovani donne e uomini chiedendo domande riguardo al sesso, le loro esperienze in educazione, quanto sanno. Quali sono gli effetti che hai visto ?

Il problema è che ora stiamo vedendo gli effetti di un’educazione malsana: il divario tra maschio e femmina è ovviamente insuperabile e ho visto come i genitori siano molto reticenti a parlare di cose naturalissime e per questo vediamo ragazze di 25 anni che non sono mai riuscite a toccarsi. Secondo me è una cosa allucinante, tanto quanto ci si tocca il braccio, ci si può toccare i genitali per capire come sono fatti, conoscere il proprio corpo aiuta a conoscerci. Molte persone lamentano ancora una disparità nella coppia, il sentirsi inferiori, il chiedersi se veramente non si voglia altro oltre al sesso; tante piccole cose che se si vanno a sovrapporre creano un quadro di totale confusione che magari può sfociare in eventi più estremi come quelli di violenza domestica o stupro. L’educazione all’affettività può farci capire che tutte queste dinamiche di violenza nei confronti delle donne, non sono sane ma sbagliate e non esiste un ragionamento razionale o logico che le giustifichi.

La cosa che mi stupisce, non è tanto il non parlare in termini sessuali, però proprio collegati alla sfera della conoscenza del proprio corpo. Un esempio scemo è stato quando da piccola (ho avuto un’educazione religiosa) in estate andavo al GREST e dovevamo andare in piscina, però io avevo il ciclo ed ero molto a disagio e non sapevo cosa fare. Mi sono messa quindi un assorbente interno che nessuno mi ha mai spiegato come metterlo, mi faceva così male che non riuscivo a respirare e quando dovevo starnutire soffrivo le pene dell’inferno.                                              

Facendo un confronto tra l’educazione sessuale negli Stati Uniti e in Italia, anche se diciamo sempre che noi siamo molto indietro (e sono solo che d’accordo) però dall’altro lato loro si ritrovano a fare educazione alla castità. Ho parlato con dei miei amici e amiche che vivono lì e sul serio vanno delle persone a parlare nelle scuole su quanto sia bello essere casti. Da un lato siamo indietro, ma vedendo anche la mia educazione che è stata molto cattolica, mi ricordo che una nostra animatrice aveva chiesto a me e a una mia amica se volessimo aspettare il matrimonio per scopare, quindi quasi un’apertura (poi naturalmente siamo finite giudicate perché le avevamo detto di no). Sembra quasi che la situazione in Italia non sia la peggiore, pianissimo dei passi li stiamo facendo, ma Alice secondo te c’è qualche speranza?

Per me speranza ce n’è sempre, credo moltissimo nella nostra generazione, avendo studiato anche le generazioni a livello sociale, solo guardando i social alcune pagine posso colmare delle lacune e fare un bel lavoro. Sempre siamo alla fine della classifica però non siamo tra gli stati peggiori, anche in Europa vediamo come vengono negati tantissimi diritti, primo tra i quali l’aborto, quindi almeno noi non abbiamo da preoccuparci per questo. Me lo fa pensare quando a Verona c’è stato il World Family Congress (WFC) alla contromanifestazione, fiumane di persone si sono precipitate per le strade scaligere e mi ha dato una speranza enorme.

Guarda lo dici a una che è proprio Veronese doc, ai tempi non vivevo lì, ma vedere le strade dove ho subito catcalling, dove ci sono svastiche così piene di gente è stata un emozione forte e il futuro veramente mi ha fatto meno paura. Si è creato tanto movimento che poi si è catalizzato nei social, che sono pieni di risorse (sessuologi, campagne di sensibilizzazione super utili) che mi fa sperare di muoverci insieme verso la “giusta” direzione. 

Grazie mille Alice di essere stata con noi, vi lascio tutti i contatti nella descrizione così se siete interessati al suo lavoro potete contattarla!

Le fonti che abbiamo usato per questo episodio:

– What else can sex education do? Logics and effects in classroom practice – Willemijn Krebbekx

– Standard per l’Educazione Sessuale in Europa (Quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti) – Federazione Italiana Sessuologia Scientifica

– Giornata mondiale della contraccezione, il punto dai ginecologi Sigo 

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Per Approfondire:

– Inchiesta: educazione alla salute – Il Pediatra

– L’educazione sessuale in Europa (mappa interattiva) – Valigia Blu

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